Scoperta oggi l’opera in bronzo di Andrea Roggi che ha preso il posto della pianta vera sofferente e ammalorata
Un olivo in bronzo per ricordare la strage dei Georgofili e testimoniare la volontà di rinascita di allora ma anche di oggi. L’opera, un pezzo unico realizzato dal maestro Andrea Roggi, è stata svelata oggi durante la cerimonia a cui hanno partecipato il sindaco Dario Nardella, gli assessori alla cultura della memoria e alla toponomastica Alessandro Martini e alla cultura Tommaso Sacchi. Presenti anche il presidente dell’Accademia dei Georgofili Massimo Vincenzini, il presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime della strage dei Georgofili Luigi Dainelli, il presidente del consiglio Luca Milani, oltre all’artista e a Maria Oliva Scaramuzzi, figlia di Franco Scaramuzzi già presidente dell’Accademia dei Georgofili grazie al cui interessamento l’opera è stata realizzata per andare a sostituire la pianta di olivo sofferente per la collocazione non idonea.
“Questo gesto è molto bello – ha dichiarato il sindaco Nardella – perché trasforma una creatura vegetale come un olivo, in un’opera d’arte permanente che pone l’accento sull’importanza delle radici. Ricordare, avere memoria significa coltivare le proprie radici. Vuol dire proteggere e promuovere l’identità della nostra città senza dimenticare le prove difficili e dure che ha vissuto come l’attentato del 27 maggio del 1993”. Sono grato all’Accademia dei Georgofili, al maestro Roggi, alla giunta comunale, e in particolare agli assessori Martini e Sacchi, per il lavoro che è stato fatto. È un’iniziativa molto bella quella di portare nelle nostre strade e piazze opere d’arte contemporanea, soprattutto se si tratta di artisti toscani”.
L’Albero della Pace è una scultura di bronzo con base in travertino. L’opera, alta 4,40 metri, è stata realizzata con la tecnica della fusione a cera persa, fusione dinamica e patina a fuoco. Si tratta di un pezzo unico. “L’idea ed il mio originale intento – ha detto Maria Oliva Scaramuzzi – è stato quello di valorizzare e sottolineare il periodo di rinascita cominciato ventotto anni fa dopo il feroce attentato, con l’immediata ricostruzione dell’Accademia dei Georgofili, messa in atto e fortemente voluta da mio padre. Il luogo oggi rappresenta un costante punto di sosta e di riflessione da parte dei turisti di tutto il mondo e dei cittadini che vi si soffermano in silenzioso rispetto. In un periodo di assoluto ritorno alla vita è importante rinnovare l’energia e la passione che mio padre aveva messo nella ricostruzione, posizionando un’opera d’arte di importante valore e di grandissimo pregio all’Accademia dei Georgofili. Il soggetto scelto rappresenta anche il legame radicale con la terra e con la natura di Franco Scaramuzzi, il quale ha studiato ed amato questo albero e, non a caso, mi ha chiamata Oliva. La forza vitale dell’olivo, infatti, si rivela necessaria e auspicabile per la rinascita di tutti noi con amore, coraggio, entusiasmo, cultura e legame profondo alla città di Firenze, cioè la nostra casa. Credo che tutto questo possa dimostrare e testimoniare un traguardo di un grande lavoro di squadra tra privato, pubblico, istituzioni e cultura”.
Il monumento raffigura un olivo con radici immerse nel mondo attuale, con un tronco costituito dai corpi di un uomo e di una donna le cui braccia sono protese verso il cielo a generare la chioma della pianta: un valore altamente simbolico e trasmette un forte messaggio di speranza per un mondo privo di ogni forma di violenza. “Non capivamo come mai questo albero, così straordinariamente importante per questa via e per quello che rappresentava – ha aggiunto l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – non riuscisse a vivere. C’era bisogno di un’opera portatrice di pace che fermasse nel tempo l’olivo a memoria di quello che drammaticamente è stato. Un’opera che ha uno straordinario potere generativo, di riflessione e di pace”.
“Abbiamo – ha sottolineato Martini –l a grande responsabilità di rendere viva alle generazioni attuali, e future, una strada ed un luogo di memoria che ha da rimanere viva. Firenze è viva e guarda al futuro. Oggi la città è qui e noi vogliamo darle un futuro anche attraverso questi segni”. “Via dei Georgofili – ha concluso Roggi – è oggi conosciuta e ricordata per la terribile strage ivi perpetrata ventotto anni fa. Quelle stesse immagini di terrore e violenza, che hanno sconvolto la società di allora, riemergono più vivide che mai a causa dei recenti fatti occorsi in Afghanistan, quasi a volerci indicare che il progresso e lo scorrere del tempo non sono sufficienti per fermare gli atti di terrorismo. Credo fermamente che la reazione più saggia a certe sciagure, quali la violenza, l’integralismo e l’oppressione, sia la resistenza e l’esaltazione della libertà e dell’amore; quale maniera migliore dell’arte dunque? Mi auguro che coloro che andranno a soffermarsi in questo luogo lo ricordino, d’ora in poi, con un rinnovato senso di speranza per un futuro di pace”.