Contro la decisione di Poste Italiane un appello al sindaco Nardella e due petizioni di Marcheschi (FdI) e Pierguidi (Pd): “Servizio di prossimità essenziale”
“Quel servizio è troppo importante per il quartiere e deve rimanere fruibile”. Scoppia la protesta al Campo di Marte contro la chiusura dell’ufficio postale di via Cento Stelle che a fine dicembre, secondo il paventato piano di razionalizzazione di Poste Italiane, dovrebbe abbassare definitivamente le saracinesche insieme a quello di via Lavagnini.
E che nella zona gli abitanti siano decisi a fare sul serio lo dimostrano le due petizioni lanciate dal consigliere regionale Paolo Marcheschi (FdI) e dal presidente del Quartiere 2 Michele Pierguidi (Pd) che in pochi giorni hanno oltrepassato di gran lunga la soglia delle mille adesioni. Il tam-tam in precedenza era partito dal gruppo di Facebook “Noi di Campo di Marte” non appena avuto sentore della sgradita novità.
All’origine della decisione di chiudere ci sarebbe la particolare situazione dell’ufficio: in affitto, troppo piccolo per ospitare gli altri servizi offerti da Poste Italiane come la consulenza su piani pensionistici, investimenti, trade on line ecc. e dunque scarsamente redditizio almeno da questo ultimo punto di vista. E poco importa se invece quasi tutti i giorni l’affluenza degli utenti sia sempre molto elevata.
“Anche se le Poste sono diventate private – spiega Marcheschi – svolgono comunque un servizio pubblico e se si paga un servizio questo va dato, poi la posta la consegnano quando vogliono loro ma questo è un altro discorso. La battaglia di Cento Stelle potrebbe diventare quella di tutti i comuni toscani. Sono recenti le notizie di altre chiusure in diverse realtà della nostra Regione. Se tutti i sindaci coinvolti si riunissero in una Class Action allora sì che ci divertiremmo”.
Marcheschi ricorda la particolare conformazione di via Cento Stelle, centro commerciale all’aperto, e sottolinea l’importanza fondamentale dell’ufficio per la vitalità del quartiere. “Per gli anziani e non solo per loro – continua – diventerebbe disagevole andare in via del Mezzetta o in via Carnesecchi e comporterebbe tutta una serie di problemi. Le esigenze di Poste Italiane vengono in secondo piano perché non possono fare quello che vogliono tagliando un servizio di prossimità essenziale, di fondamentale importanza per la nostra zona. I servizi pubblici, come un ufficio postale, portano le persone: chiudendo avverrebbe l’esatto contrario e il quartiere si avvierebbe a morire. Non vogliamo quartieri diversificati e abbandonati a se stessi. Ecco perché va mantenuto, soprattutto per il futuro. Chiediamo al sindaco Nardella di schierarsi con i cittadini e tutelare questo ufficio in modo da continuarne l’attività”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Pierguidi, primo firmatario della petizione Marcheschi, che annuncia battaglia: “E’ dovere delle istituzioni – dice – far capire che questo ufficio postale è un presidio importante: ha un’ottima raccolta finanziaria, è molto frequentato e movimenta tanti tipi di servizi. E’ il cuore commerciale del quartiere. Noi chiediamo con forza che rimanga aperto: fino a Natale, termine indicato per la chiusura, ci batteremo come quartiere per far capire a Poste Italiane che si tratta di un grosso errore perché è un grande punto di riferimento per tutte le persone che vivono nella zona”.
Le due istanze si possono firmare nei negozi di via Cento Stelle, on-line (https://paolomarcheschi.it/petizione-contro-chiusura-ufficio-postale-di-via-centostelle/) e alla sede del quartiere 2 a Villa Arrivabene dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13.
Daniela, 57 anni, impiegata e residente, esce di corsa dall’ufficio ma trova un attimo per manifestare la sua rabbia: “E’ assurdo chiuderlo perché è anche un ritrovo per gli anziani che aspettando il loro turno per sbrigare pagamenti e commissioni possono fare due chiacchiere in tranquillità: e poi c’è una sorta di complicità e di amicizia con gli impiegati perché ormai li conoscono tutti e se c’è da far loro un piacere, come per esempio aiutarli col bancomat, lo fanno volentieri. La motivazione è assurda: cosa serve alle persone anziane avere belle stanze di consulenza per investimenti se poi aspettano con ansia il giorno della riscossione della pensione per avere una cifra spesso irrisoria”.