L’App, che non vuole sostituirsi alla medicina territoriale, consentirà ai primi sintomi della malattia di trovare un medico che confrontandosi con gli altri colleghi potrà suggerire la terapia più adeguata
Da Firenze a Roma, New York e Città del Messico: debutterà tra poche settimane, a metà settembre, la nuovissima app “Covid Healer” (guarisci Covid) a cui potranno collegarsi malati di Covid 19 da tutto il mondo per essere curati, subito e gratuitamente, da casa via telematica. L’ambizioso progetto internazionale è stato pensato e ideato dal professor Andrea Stramezzi e coinvolge anche altre personalità, come il prof. Alessandro Capucci, noto cardiologo di Bologna, il magistrato milanese, Benedetto Simi de Burgis, l’ imprenditore ferrarese, Andrea D’Aniello, oltre ad un gruppo di medici volontari, in primis il prof Luigi Cavanna, candidato al Nobel per la pace 2021, e il dottor Paolo Baron che hanno già curato con successo 60mila pazienti, rivoltisi a loro, attraverso il Comitato Cure domiciliari o l’associazione Ippocrate.org.
L’iniziativa non vuole assolutamente sminuire la medicina territoriale esistente, in Italia o all’estero, che in alcune zone funziona bene, ma vuole essere una carta in più, messa sul tavolo di chiunque lo ritenga e ne abbia bisogno in una fase delicata in cui l’arrivo di nuove varianti, la Delta e Lambda (californiana) potrebbe far rialzare la curva degli infettati e quindi, pure di quelle persone che poi, sviluppano la malattia. “In questi mesi – dice Stramezzi- ognuno di noi volontari, si è fatto carico di centinaia di pazienti che ci hanno contattati e sono stati seguiti via telefono, whatsapp ed e-mail. Personalmente ho curato, ad oggi, quasi un migliaio di persone rimanendo in contatto con decine di loro, giornalmente, pure nei brevi periodi di ferie che mi sono concesso “.
Ed è proprio dalla consapevolezza dell’importanza di fornire cure adeguate, già dai primi sintomi della malattia e, dal confronto tra medici di varie Nazioni, foriero sempre di apporto vitale ad ogni iniziativa, che è maturato il progetto “Covid Healer” che si autofinanzierà con una campagna di crowfounding e farà il suo debutto ufficiale all’ International Covid summit, in programma a Roma, dal 12 al 14 settembre, a cui parteciperanno i professori Hector Cavallo di Buenos Aires, Pier Cory e Harvey Rish di Yale University ; Peter Mc Callough di Dallas University; Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto Mario Negri e l’infettivologo Fredy Suter. Ma come sarà articolato più precisamente? In primo luogo darà modo a chi cerca un medico, di trovarne uno in fretta; poi consentirà anche ai medici che vi parteciperanno, di confrontarsi tra di loro più facilmente e condividere le migliori terapie, oltre che seguire, attraverso una scheda, nel più assoluto rispetto della privacy e dei dati sensibili, il decorso della malattia e la guarigione del paziente. Infine, ultima ma non meno importante freccia nell’arco, il “Covid Healer ” consentirà di promuovere una ricerca tra due gruppi di ammalati Covid, quelli finiti in ospedale e quelli che hanno sviluppato un Covid “leggero” per vedere se, come è stato ipotizzato da alcuni ricercatori, esista un gene predisponente all’aggravio della malattia. Perché, infatti, a parità di condizioni, alcuni si aggravano e muoiono e altri invece hanno un decorso più lineare e sintomi lievi? “Capire se esista tale gene, aiuterebbe a comprendere tante cose e somministrare terapie più mirate” conclude Stramezzi.
E. Ra.