Migliaia in piazza per sostenere i lavoratori contro i 422 licenziamenti decisi dal fondo Melrose. Salvetti (Rsu): “Abbiamo l’obbligo di provare a insorgere, a trasformare questa lotta in una mobilitazione più generale, altrimenti non ci salviamo”
Suonano le chiarine accanto al gonfalone di Firenze teso nel vento e nel caldo di Santa Croce. E’ il segnale che la manifestazione a sostegno dei 422 operai della Gkn licenziati via mail sta per iniziare. Pochi minuti prima sono arrivati in corteo da via Magliabechi con uno striscione sui cui campeggiava un gigantesco “Insorgiamo”, motto ripreso dalla Resistenza, e a quella stessa Resistenza si richiama Dario Salvetti della Rsu aziendale dal palco montato davanti al sagrato della Basilica al cospetto di un Dante che se possibile è ancora più corrucciato del solito. “Siamo entrati in piazza con la bandiera dell’Anpi e quella originale della brigata Sinigaglia – dice – perché i ventenni bui a volte capitano nella storia, ma c’è un giorno in cui finiscono. E io non so se questo è il giorno, ma so che abbiamo l’obbligo di provare a insorgere, di provare a trasformare questa lotta in una mobilitazione più generale, altrimenti non ci salviamo. E Firenze suoni la Martinella per dire che entriamo in guerra e che bisogna liberarsi. Insorgiamo insieme”, grida Salvetti con tutto il fiato che ha nei polmoni.
“Firenze difende il lavoro” è il titolo scelto dalle organizzazioni sindacali nel giorno dello sciopero generale provinciale a difesa delle maestranze della fabbrica di Campi Bisenzio. Gli applausi sono tutti per gli operai che in corteo sfilano assieme alle loro famiglie, con fumogeni, tamburi, fischietti, le magliette del collettivo di fabbrica, gridando rabbia, tanta rabbia ma pure la speranza che la situazione possa in qualche modo sbloccarsi anche se nessuno si nasconde che le difficoltà ci sono, esistono e sono difficili da superare. Intanto il 24 sarà sciopero generale nazionale con concentramento proprio a Campi Bisenzio davanti ai cancelli dello stabilimento.
In piazza Santa Croce ci sono diverse migliaia di persone venute a dare vicinanza e solidarietà, e con loro i gonfaloni dei 41 comuni della città metropolitana, numerosi rappresentanti delle istituzioni e politici: dall’ex governatore Enrico Rossi ora assessore a Signa al segretario del Partito Comunista Sergio Rizzo, dal sindaco di Prato e presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni al sindaco campigiano Emiliano Fossi sempre più scuro in volto: ci sono in forze i vertici territoriali di Cgil, Cisl e Uil, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, il sindaco di Firenze Dario Nardella e pure Giancarlo Antognoni venuto qui per testimoniare partecipazione, che se la sua defenestrazione dalla Fiorentina non assomiglia un po’ a quanto sta accadendo alla Gkn poco ci manca. Ci sono i partiti e le associazioni, anche quelle che in questi giorni hanno offerto mani e braccia alla causa: cucinando e portando i pasti. Perché nello stabilimento di Campi Bisenzio il presidio va avanti giorno e notte e “da lì non uscirà neppure una vite”, garantiscono i lavoratori anche oggi. L’azienda, guidata dal fondo Merlose, “è scappata. Noi restiamo lì, in presidio”, garantiscono gli operai.
“Giustizia e dignità per i lavoratori – sottolinea con forza Giani -. Le istituzioni faranno di tutto per costringere il fondo a revocare i licenziamenti e ritornare a un tavolo secondo i canoni che richiede la legge. Tutta la Toscana si sente offesa dall’arroganza di chi con una mail ha saltato tutte le procedure e le regole”. E il sindaco metropolitano Nardella aggiunge: “Ora intervenga Draghi, il rischio è di creare un precedente”. Fossi, che nei giorni scorsi ha firmato una ordinanza per impedire ai tir di raggiungere lo stabilimento e portare via i macchinari conclude: “Questa vicenda durerà ancora a lungo. Serve massima attenzione perché rappresenta uno spartiacque non solo per l’area fiorentina ma per il Paese”.