Non c’è pace per Piazza della Vittoria e le sue giovani piante insediate dopo la battaglia dei residenti contro il taglio dei pini secolari che ornavano il sito. Deanna Sardi: “Va benissimo per un giardino privato ma non per un luogo pubblico”. E per rifocillarle compare un giardiniere con una cisterna di acqua fresca
Non sono proprio i pini di Roma della celebre canzone di Antonello Venditti, quelli che “la vita non li spezza”. E per fortuna la vita non spezza neppure loro ma in questo momento li rinsecchisce e non poco. Già perché quelle giovani piante impiantate meno di un anno fa al termine della strenua e memorabile battaglia dei residenti contro l’abbattimento dei fratelli centenari, adesso hanno aghi secchi e pure i rami bassi. Di più il prato, inaugurato ai primi di marzo alla chetichella insieme alla riqualificata Piazza della Vittoria è secco pure lui e a vederlo così una bella figura davvero non la fa.
Così questa mattina la battagliera e omonima associazione di residenti guidata da Deanna Sardi si è ritrovata al “capezzale” delle piante secche secche per cercare di capire cosa stia succedendo. In sostanza il faraonico e ultratecnologico sistema di irrigazione costato fra i 50 e i 60 mila euro non starebbe funzionando come dovrebbe: colpa del caldo torrido di questi giorni, è una delle ipotesi, che finirebbe con l’influenzare i delicati meccanismi elettronici di una scheda che sotto il terreno dovrebbe guidare tutto.
A riprova di ciò la comparsa qualche attimo dopo di un giardiniere comunale che ha rifocillato i giovani pini con il più classico e banale dei sistemi: una bella cisterna di acqua fresca che ha fatto respirare per un po’ piante e prato della piazza. La domanda però resta: come mai un impianto di quel costo che permette addirittura l’innaffiamento in remoto non funziona? E ancora: con la stessa cifra non sarebbe convenuto pagare due giovani giardinieri per farli annaffiare secondo le modalità classiche che consentono nel momento in cui si annaffia, di controllare lo stato delle piante e del prato? “E’ un sistema che va benissimo in un giardino privato – spiega Deanna Sardi, portavoce dell’Associazione piazza della Vittoria – ma che non può essere utilizzato per uno spazio pubblico, in quanto va continuamente monitorato e ripulito. E qui con ogni evidenza non è successo. Eppure il costo è stato alto. Soldi, temo, buttati via”.
Anche l’agronomo Lorenzo Orioli del Coordinamento Cittadino Tutela Alberi mette in discussione le scelte tecnologiche. “La nostra proposta – aggiunge – era anziché spendere questi soldi per un sistema troppo tecnologico e di gestione complessa, utilizzare il camioncino dando i soldi a due ragazzi che potessero di volta in volta innaffiare. Inoltre le bocchette degli sprinkler, i terminali di annaffiatura a pioggia sotto il livello del terreno da cui dovrebbero emergere con la pressione, sono già tutti intasati. Queste piante poi sono in una fase di post impianto, si trovano a subire uno stress idrico che provoca un danno forte a livello di crescita. Nei primi anni hanno bisogno di un certo quantitativo di pioggia che consenta loro uno sviluppo vigoroso. L’impianto di irrigazione ad oggi, pur essendo stato venduto come modello eccezionale a livello tecnologico, è fallito”.
Ciliegina sulla torta i pini piantati nei vialetti ghiaiati di accesso che sono molto più verdi, rispetto agli altri che si trovano nel prato. “Dal momento che il trattamento è stato lo stesso – conclude Sardi – vale a dire tutti senza acqua, si potrebbe ipotizzare che quelli verdi sono stati impiantati in un altro modo”. Fra le ipotesi c’è anche quella surreale che il mancato funzionamento del sistema d’irrigazione dipenda dai cani che avrebbero morso i tubi di gomma posti alla base del pino dai quali dovrebbe fuoriuscire l’acqua: i tubi sono già forati per conto loro proprio per questo motivo…