Da domani e fino al 29 agosto a Palazzo Vecchio e al Museo Bardini la prima mostra dell’artista iraniano in un museo pubblico italiano. Sacchi: “Un errore non farsi trovare pronti alla ripartenza”
Al Museo Bardini i suoi dipinti dialogheranno con le opere della collezione creata da Stefano Bardini, mentre in palazzo Vecchio è stato invitato a realizzare tre dipinti “site-specific”, ispirati dalla lettura della Divina Commedia di Dante. Ali Banisadr mette la sua opera a confronto con l’arte e la storia di Firenze nella prima mostra dell’artista nato a Teheran in un museo pubblico italiano.
L’evento speciale, immaginato dal direttore del Mus. e. Sergio Risaliti, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, è stato presentato questa mattina nella Sala delle Udienze di Palazzo Vecchio, a pochi metri dalla Sala dei Gigli che da domani e fino al 29 agosto assieme al Museo Bardini prossimo ospiterà la rassegna intitolata “Beautiful Lies”. “Quando ho conosciuto Ali Banisadr e ho potuto parlare con lui – racconta Risaliti – mi sono imbattuto in un artista di grandi conoscenze non solo storico-artistiche ma letterarie e musicali. Le sue opere non possono essere disgiunte dalla sua biografia, segnata da eventi drammatici che si sono fissati nella sua memoria e vorrei dire nel suo corpo: dalla poesia e dai disastri della guerra attinge le sue visioni così fantastiche e surreali. Parlando con lui di Firenze e di Dante, ho scoperto la sua enorme passione per la Divina Commedia. Il modo in cui Banisadr sovrappone dettagli su dettali e crea paesaggi ricolmi di moltitudini, mescolando elementi figurativi ad altri decisamente astratti e informali, può ricordarci la struttura allegorico di Dante”.
Dopo aver lasciato l’Iran a soli dodici anni insieme alla famiglia, Banisadr ha raggiunto prima la Turchia e successivamente gli Stati Uniti, fermandosi in un primo momento a San Diego, per poi andare a San Francisco e quindi a New York, dove l’artista vive. Visitando le spiagge del D-Day per una borsa di studio vinta nel 2006, Ali ha vissuto una sorta di “allucinazione”. Racconta di aver avuto la certezza di essere in mezzo a quegli eventi passati, trovandosi a rivivere lo sbarco fisicamente e “di poter sentire i sibili e gli scoppi, di percepire tutto nel corpo come qualcosa di reale”. Quell’esperienza è stata per lui una vera e propria iniziazione e rivelazione. Per questo i suoi dipinti sono abitati da una folla surreale di decine e decine di figure, che sembrano apparire e svanire nella superficie pittorica dei suoi dipinti che è come raschiata e spazzolata da una tempesta che trascina in un caos apocalittico quelle masse di esseri bizzarri e mostruosi, grotteschi e alieni. Si tratta di un pandemonio, dove il caos è però ordinato, anche se ogni creatura che abita questo universo non corrisponde nei tratti a personaggi riconoscibili e identificabili, come nella tradizione pittorica del passato. Tutto è in movimento, le diverse zone del dipinto si agitano a velocità diverse, ora le figure se ne stanno impietrite ora sono frenetiche. Si tratta di composizioni assolutamente affascinanti perché creano stupore e una forte inquietudine. Questo modo di lavorare è una delle ragioni principali per cui Banisadr è rimasto così affascinato da Dante. E l’Inferno, a tratti, è quel luogo in cui gli scenari apocalittici diventano reali. Un poema sintetico, un pandemonio che lo ha fortemente impressionato.
“Un intero mondo si è aperto su ciò che è contenuto nei suoi versi” – dice l’artista. “Dante raccolse molte conoscenze frammentate, tratte da vecchi poemi epici, dalla mitologia, dalla storia e dalla politica, dando vita a un’opera visionaria. Penso che la memoria collettiva sia qualcosa di molto profondo dentro di noi, un qualcosa di dominio pubblico, a cui tutti possiamo accedere. Sono sicuro che anche Dante abbia attinto a questa fonte. E’ la metafora di un viaggio personale, nella profondità di noi stessi, per scoprire che cosa è nascosto dentro di noi. Questo luogo, intimo e profondo, è dove vado sempre a scovare i simboli con cui esprimermi nei miei dipinti”.
“Beautiful Lies” è una delle opere ispirate a Dante che verrà esposta nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, di fronte alla Giuditta e Oloferne di Donatello, ed è stata scelta per dare il titolo all’intera mostra. La “bella menzogna” sotto la quale si nasconde la verità è un’espressione usata proprio dall’Alighieri per parlare delle sue opere e dei poemi allegorici in generale, e si adatta perfettamente al lavoro di Banisadr. “Dopo la riapertura del teatro dell’Opera con il magistrale concerto tenuto dal maestro Gatti che ci ha fatto sentire il senso della ripartenza – spiega l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – sarebbe stato un errore non farsi trovare pronti, che non vuol dire gareggiare nelle performance ma dare il giusto carico simbolico alla riapertura dei musei dei teatri e delle biblioteche che sono di fatto il motore della nostra comunità. Grazie per questa mostra che ci pare quasi irreale tanto è il tempo che abbiamo passato distanti ma che oggi in maniera molto evidente si propone come uno dei segnali di ripartenza anche per Palazzo Vecchio”.
Questi gli orari della mostra (biglietto incluso nell’ingresso dei rispettivi musei): Museo Stefano Bardini,via dei Renai 37 (Ponte alle Grazie) lunedì, venerdì, sabato e domenica ore 11– 17. Museo di Palazzo Vecchio, Sala dei Gigli, Piazza della Signoria: lunedì, martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica ore 9–19; giovedì ore 9 – 14.
Informazioni: info@muse.comune.fi.it | segreteria.museonovecento@muse.comune.fi.it. www.museonovecento.it.