La relazione del Ministero mette una pietra tombale sull’unica soluzione trovata dal presidente viola Rocco Commisso per dare uno stadio nuovo alla Fiorentina. Lunedì forse l’incontro con il sindaco Dario Nardella
Adesso è ufficiale: il Franchi non si può abbattere. Parola del Mibact, il Ministero per i beni Culturali che in una lettera inviata alla Fiorentina ha messo di fatto una pietra tombale sull’idea (balzana) del patron viola Rocco Commisso il quale il vecchio Comunale invece lo avrebbe voluto buttare giù per poi ricostruirlo pochi metri più in la, verso i campini, a suo piacimento.
La relazione, firmata dall’architetto Federica Galloni, dice però un’altra cosa molto importante che però non è mai stata presa nella benché minima considerazione né dal Comune e neppure dalla Fiorentina: si può intervenire sulla struttura esistente. Un po’ quello che ha sempre sostenuto il sovraintendente Andrea Pessina il quale ancora nei mesi scorsi aveva fatto chiaramente intendere che davanti a un progetto di restauro dello stadio per “addizione” e non per “sottrazione”, aggiungendo cioè la copertura dello stadio e mantenendo quelli che sono i tratti distintivi dell’opera di Nervi (scale elicolidali, tribuna slanciata e Torre di Maratona) senza abbattere in pratica tutto come avrebbe voluto fare Commisso e il suo architetto Marco Casamonti, un sì dalla Soprintendenza sarebbe stato più facile da ottenere.
Non a caso la relazione afferma che lo stadio può essere coperto integralmente (“con parziali interruzioni in corrispondenza della torre di Maratona e della pensilina che copre la tribuna autorità, consentendo il mantenimento e la percezione dello sviluppo complessivo dello stadio”), le curve potranno essere avvicinate al campo di gioco, le aree della parte esterna delle gradinate potranno essere destinate a servizi e spazi commerciali e nuove volumetrie potranno essere costruite per spazi di hospitality e commerciali. Pensilina, scale elicoidali, torre di Maratona e anello strutturale sono individuati come elementi “testimoniali” di cui è necessaria la conservazione. Un po’ quello che prevedeva un interessante progetto dello Studio Bandini presentato più di un anno fa di “stadio nello stadio” (https://www.lamartinelladifirenze.it/stadio-nello-stadio-ecco-lalternativa-per-il-restyling-del-franchi/) che non ha mai suscitato l’interesse da parte dei due diretti interessati: sarebbe da capire il perchè.
La Fiorentina ha stilato nella giornata di ieri un comunicato nel quale ritiene formalmente chiusa la vicenda Franchi: “Con la nuova Legge Salva Stadi – scrive Commisso – credevo che per il calcio italiano specialmente in questo momento di grave crisi per tutto il Paese, il Governo potesse prendere una direzione più utile per il futuro del sistema calcio e l’economia italiana in generale. Purtroppo, vedo che c’è più interesse a conservare una struttura fatiscente di cemento armato di 90 anni che permettere ai tifosi di assistere a un evento sportivo con tutti i servizi moderni e i comfort di uno stadio all’avanguardia che Firenze avrebbe meritato. Ora immagino che la burocrazia italiana insieme a tutte le realtà che si sono fortemente attivate per evidenziare al Mibact la necessità di salvare il Franchi come Archistar, Fondazioni e Comitati, siano altrettanto rapidi a raccogliere i fondi necessari che occorreranno al Comune per ristrutturare lo stadio. Bisognerà assolutamente evitare che il Franchi possa diventare una struttura abbandonata e cadente nel cuore della bellissima Firenze”.
Secondo alcune indiscrezioni lunedì potrebbe tenersi un incontro fra il patron Viola e il sindaco di Firenze Dario Nardella. Nell’eventualità che Commisso non intendesse investire sull’opera di Nervi starebbe al Comune trovare i soldi per ristrutturarla. E di certo non sarebbero pochi, più o meno un centinaio di milioni di euro. Se Commisso invece decidesse di portare la Fiorentina fuori dai confini comunali, il Franchi andrebbe comunque ristrutturato per poi decidere come utilizzarlo fuori dal calcio perché è impossibile anche solo il pensiero di abbandonarlo e lasciarlo cadere in pezzi con rischi evidenti di ordine pubblico per il quartiere di Campo di Marte.
Tutti i disegni riportati nell’articolo sono dello Studio Bandini