Dietrofront del Governo nella notte. Giani, che ieri aveva annunciato il rientro in Toscana il 7 in presenza, si adegua. Il sindaco: “Non capisco cosa cambi in quattro giorni”
Nemmeno il tempo di assaporare il possibile rientro in classe il giorno dopo la Befana e per le scuole superiori la ripartenza in presenza e al 50% scivola all’11 gennaio. Lo ha deciso nella notte il Consiglio dei Ministri riunito nella notte per discutere il nuovo decreto con le misure anti-Covid da adottare dopo l’Epifania. Medie ed elementari invece riapriranno regolarmente giovedì 7 gennaio.
Ieri il governatore Eugenio Giani aveva annunciato che era tutto pronto per il rientro in classe il 7 gennaio ma nella notte, dopo non poche tensioni, è stata questa la mediazione raggiunta tra le diverse anime di un Governo che appare sempre più confuso e incapace di trovare una linea unitaria su qualsiasi tipo di argomento. Anche la Toscana dunque si adeguerà alle decisioni prese da Roma. E in questo senso va la dichiarazione di Giani che rispetta l’operato del Premier Conte “nel far slittare di quattro giorni la ripartenza delle scuole all’11 gennaio”, ma rivolge anche un appello ai colleghi governatori che non volevano la riapertura al 7 gennaio. “La scuola è importante e non possiamo lasciare indietro i nostri ragazzi. Rimango convinto che le scuole vadano riaperte in presenza”.
Fortemente critica invece la posizione del sindaco di Firenze Dario Nardella. “Ancora una volta – attacca duramente – la scuola resta indietro. Siamo riusciti a fare lo shopping natalizio, il cashback e le cene di Natale con i due conoscenti aggregati, ma non riusciamo a riaprire le scuole superiori per 2 milioni e mezzo di studenti. Il tira e molla sulle date è avvilente, non capisco cosa cambi in 4 giorni, tra il 7 e l’11 gennaio. Avevamo tutto il tempo per organizzarci, è dal lockdown di quasi un anno fa che dovevamo pensare alle scuole e ai trasporti. Nella città metropolitana di Firenze saremmo già pronti, abbiamo predisposto con prefettura e regione Toscana un piano per garantire la sicurezza degli spostamenti, oltre che della presenza in classe, tale da consentire non solo di riaprire il 7 gennaio, ma di farlo con il 75% della didattica in presenza”.
Nardella conclude ribadendo la linea del rigore e di precauzione nella lotta contro la pandemia. “Ma – aggiunge – qui siamo all’improvvisazione. Nessuno fino ad ora ha dimostrato che il contagio avviene nelle classi, anzi, gli screening dimostrano il contrario. Allora è un problema organizzativo, e se il Paese non riesce a riaprire le scuole come potrà essere capace di distribuire decine di milioni di vaccini? A questo proposito diventa ancora più importante garantire in tempi rapidi la vaccinazione di studenti e insegnanti perché è evidente che non si può continuare a sacrificare sempre e comunque il mondo della scuola”.