Mercoledì in Sala d’Arme il ricordo dell’impresa compiuta dal sacerdote fiorentino a cui il Sindaco Giorgio La Pira aveva affidato lettere di pace
Sessantacinque anni fa, l’11 settembre (una data divenuta più avanti tristemente simbolo della follia omicida che può animare l’uomo), don Danilo Cubattoli celebrava la Santa messa sul Kilimangiaro dopo un viaggio in moto di oltre 19mila chilometri che da Firenze lo aveva portato in Tanzania toccando tra l’altro la Terra Santa e il sacrario di El Alamein.
Un viaggio avventuroso, conclusosi a piedi sulla vetta di una delle montagne più alte del mondo, durante il quale incontrò reggenti e governanti di molti stati consegnando loro messaggi del sindaco Santo Giorgio La Pira.
Per ricordare questa impresa dal forte valore simbolico il Comune, insieme al comitato promotore Don Cuba e con il patrocinio dell’Arcidiocesi di Firenze, ha promosso una speciale iniziativa dal titolo “Come il volto di mia madre. In viaggio con Don Cuba per un dialogo di pace” che si svolgerà mercoledì 11 alle 17.30 in Sala D’Arme a Palazzo Vecchio.
“Abbiamo voluto organizzare questo evento – spiega l’assessore alla cultura della memoria Alessandro Martini che con i rappresentanti del comitato promotore Lorenzo Bojola, Antonio Fusi e Caterina Pani ha illustrato l’iniziativa – per ricordare un fiorentino speciale, una persona molto amata a Firenze e che ha dato tanto alla città”.
Il sacerdote, più conosciuto con il soprannome di don Cuba datogli dai suoi ragazzi del quartiere di San Frediano dove svolse la parte maggiore della sua missione, era nato a San Donato in Poggio nel Chianti fiorentino. Rimasto orfano della madre Adele a 13 anni, nel 1936 entrò nel seminario minore di Montughi. In quel periodo fu guidato dal cardinale Elia Dalla Costa che ebbe una fortissima influenza sulla sua formazione. Al seminario superiore di Cestello ebbe come amici Lorenzo Milani, Renzo Rossi, Silvano Piovanelli, Ernesto Balducci, Raffele Bensi e Bruno Borghi.
“Quel viaggio – continua Martini – è una esperienza di grande attualità e di forte valore simbolico soprattutto in un periodo come quello attuale dove il dialogo e il confronto tra i popoli, la solidarietà e la pace vengono messi a dura prova. Ricordarla è anche un modo per celebrare in modo diverso l’11 settembre: un giorno in cui, almeno a Firenze, alla memoria doverosa e dolorosa delle vittime degli attacchi terroristici del 2001 si può affiancare la testimonianza di pace e di dialogo, di solidarietà e di grande umanità di questo straordinario prete fiorentino”.
In Sala d’Arme rivivrà il racconto dell’incontro di Lorenzo Bojola con Stefano Ugolini, compagno di avventura di don Cuba, attraverso una lettura teatrale con la partecipazione di Sergio Forconi e Candida Vettori, arricchita da video e foto delle varie tappe del viaggio, e dalla musica di un pianoforte.