La petizione di Fratelli d’Italia consegnata all’Ufficio Scolastico Regionale. “Un paradosso che siano stati riaperti i centri scommesse e non si sappia ancora come si tornerà a scuola”
Cinquecento quaranta firme raccolte in tre giorni per dire “No” al taglio delle cattedre e alle classi pollaio. Le ha consegnate all’Ufficio scolastico regionale Fratelli d’Italia per evitare il taglio di 118 cattedre in Toscana.
“Un taglio delle cattedre – spiegano Francesco Torselli, coordinatore Regionale FdI, Alessandro Draghi capogruppo a palazzo Vecchio FdI e Simone Sollazzo, capogruppo al Q2- avrebbe una duplice conseguenza: da una parte si assisterebbe al fenomeno delle “classi pollaio” di circa 30 alunni mentre dall’altra la qualità dell’offerta formativa si abbasserebbe sensibilmente.
Che poi proseguono: “Il governo Pentapiddino non crede nei giovani, come dimostra il decreto rilancio che vede, nelle oltre 300 pagine e 266 articoli, la parola giovani uscire solo quattro volte. È necessario un investimento coraggioso nel mondo della scuola che alzi l’offerta formativa e vada a risolvere i problemi di edilizia scolastica. È un paradosso infatti che, ad esempio, i centri scommesse siano stati riaperti e ancora non si sa con quali modalità i nostri giovani torneranno nelle aule a settembre”.
Aggiungono Michela Senesi, responsabile del Dipartimento Regionale scuola del partito di Giorgia Meloni, ed i Coordinatori dei Dipartimenti Tematici regionali Gianni Martinucci e Marina Staccioli: “E’ fondamentale poter garantire la qualità dell’istruzione, l’integrazione e la crescita umana e culturale di tutti i nostri studenti. Perciò si rende sempre più necessario ridurre il rapporto fra il numero degli alunni e quello dei docenti, considerando anche il rischio sanitario relativo al Covid 19. Pertanto, sottoponiamo alla ministra questa richiesta, orientata ad aumentare, in maniera adeguata, il numero delle cattedre o comunque di non procedere ad una loro diminuzione così da garantire realmente la qualità delle attività scolastiche e senza esporre alunni e docenti al pericolo epidemiologico”.