In 300 si sono ritrovati per il flash mob del sindacato autonomo infermieri Nursind davanti alla sede della Regione. Carbocci: “Le istituzioni non ci hanno tutelati”
Hanno scandito uno a uno i nomi dei 40 colleghi morti a causa del Coronavirus. Non eroi, come hanno tenuto più volte a sottolineare, ma persone che hanno fatto semplicemente il loro lavoro senza però essere messi in condizione di poterlo svolgere in assoluta sicurezza.
E’ stato un flash mob moto toccante quello svoltosi ieri mattina in piazza Duomo davanti alla sede della Regione di Palazzi Strozzi Sacrati. Trecento infermieri del sindacato autonomo Nursind, rispettando tutti i criteri di sicurezza, si sono ritrovati non solo per ricordare i colleghi che non ci sono più attraverso 40 paia di zoccoli bianchi allineate sul pavimento della piazza ma anche per sottolineare le mancate promesse di Governo e Regione nei confronti della categoria.
“Il nostro lavoro di assistenza ai pazienti – spiega Daniele Carbocci della Direzione nazionale Nursind – l’abbiamo fatto prima dell’emergenza Covid e lo faremo dopo, ma durante l’emergenza l’abbiamo svolto come se fosse una cosa naturale. Le istituzioni non ci hanno tutelati, non ci hanno dato i dispositivi di protezione individuali adeguati e ci hanno continuamente cambiato in corsa le norme per far si che i dispositivi diventassero idonei. Cosa che non è stato. Ci siamo dovuti attrezzare fino a dover utilizzare i sacchi dei rifiuti per poterci difendere perché i materiali messi a disposizione non erano sufficienti”.
Il flashmob di Firenze segue la manifestazione organizzata dal Nursind a Torino e sarà replicato nelle prossime settimane in altre città d’Italia a partire da Milano e Roma, per diffondere un messaggio a livello nazionale. “Con questo appuntamento – aggiunge Giampaolo Giannoni, segretario Nursind Toscana – vogliamo ricordare il vissuto dei nostri colleghi durante l’emergenza perché questo ricordo ci sembra sfumato. Alle Regione chiediamo un dialogo perché in tutta questa fase emergenziale le nostre richieste in questo senso sono state disattese. E soprattutto il riconoscimento per i colleghi che si sono ammalati. Abbiamo già avuto modo di denunciare i criteri iniqui e finanche irrispettosi con cui la Regione Toscana ha stabilito la premialità per il settore sanitario, senza neanche ascoltare la nostra posizione come sindacato rappresentativo delle professioni infermieristiche. Ma vale la pena sottolineare che in nessuna guerra si lasciano indietro i feriti: in questa battaglia è stato fatto. Ci hanno chiamati eroi e ci hanno già dimenticati”.