Il 24 maggio 1944, 24 persone tra cui una famiglia francese composta da una madre con i suoi due figli in tenerissima età, furono prelevate dai camion nazisti e in seguito deportate ad Auschwitz. Nessuno fece ritorno
24 “Pietre d’Inciampo” per ricordare e tramandare alle future generazioni a memoria delle 24 persone arrestate dalle truppe naziste a Firenze e deportate nel campo di sterminio di Auschwitz. Nomi che da oggi resteranno impressi ancora di più nella memoria collettiva grazie ai piccoli sanpietrini decorati con una piastra d’ottone questa mattina sono state collocati su viale Amendola, nel luogo in cui un tempo si trovava l’ospizio israelitico “Settimio Saadun” da dove furono prelevati il 24 maggio 1944. All’iniziativa, promossa dalla Comunità Ebraica di Firenze e la Casa di Riposo Ebraica con l’Amministrazione comunale, erano presenti tra gli altri il sindaco Dario Nardella, Alessandra Nardini assessore alla Cultura della Memoria della Regione Toscana, Marta Baiardi dell’Istituto Storico della Resistenza, Enrico Gabbai presidente Casa di Riposo Ebraica di Firenze, Enrico Fink presidente Comunità Ebraica di Firenze. E ancora l’assessore al welfare ed educazione Sara Funaro e il presidente del consiglio comunale Luca Milani.
“Quella delle Pietre d’Inciampo è una iniziativa a cui tengo molto – ha dichiarato il sindaco Nardella – alla quale ho voluto partecipare nonostante l’emergenza sanitaria per portare la vicinanza della città alla comunità ebraica e a tutta la comunità fiorentina. Non dimentichiamo quello che Firenze ha sofferto, la sua battaglia per i diritti umani e per la libertà contro il nazifascismo. E soprattutto non dimentichiamo le persecuzioni degli ebrei fiorentini e quello che è avvenuto un questo luogo e le 24 persone vittime della violenza nazifascista. Con i rappresentanti della comunità ebraica portiamo avanti numerosi progetti culturali ed educativi soprattutto nelle scuole perché è importante raccontare alle nuove generazioni cosa accadde a Firenze e nel mondo in quegli anni. E le Pietre d’inciampo rappresentavano una traccia indelebile di quello che è avvenuto e un monito perché il passato si ripeta”.
La mattina del 24 maggio 1944 un camion di militi nazisti si fermò all’ingresso dell’Ospizio Israelitico “Settimio Saadun” fondato nel 1870 come ricovero per i bisognosi ebrei anziani e malati. La struttura si trovava nell’allora viale Duca di Genova 6 poi divenuto viale Amendola. I soldati catturarono 24 ospiti: ventun persone anziane, dieci uomini e undici donne, e insieme tre membri di una famiglia francese: la madre venticinquenne e i suoi figli, Renée, una bambina di due anni, e il suo fratellino Sergio di un anno. Due giorni dopo l’arresto, furono trasferiti da Firenze al campo di Fossoli e da lì il 26 giugno 1944 furono deportati al campo di sterminio di Auschwitz dove giunsero quattro giorni dopo per essere tutti assassinati all’arrivo. Solo una anziana donna non arrivò mai in Polonia, perché morì nel campo di Fossoli prima della partenza del convoglio. “Le pietre d’inciampo – ha aggiunto l’assessore alla Cultura della Memoria Alessandro Martini – questa volta ricordano molti anziani e bambini che furono deportati ingiustamente e poi sacrificati dalla violenza e dalla cecità dell’aggressore nazifascista. È un momento importante che rappresenta anche un’occasione di riflessione e di ulteriore conoscenza di quei fatti non solo per non dimenticare ma anche per concretizzare la nostra attenzione ai valori della libertà, della democrazia, della coesione sociale e della positiva vita di relazione nelle comunità di cui oggi c’è tanto bisogno, forse più che in passato”.