Fuortes: “La stagione 2025 non è né una scommessa né una sfida ma rappresenta la consapevolezza più sincera e genuina del ruolo del Maggio che è in grado di raccontare: quello che è e quello che sarà”
“La tradizione del nuovo”: è questo il motto che riassume in sé e presenta il cartellone di tutto l’anno 2025 e dell’87esima edizione del Festival del Maggio Musicale presentato ieri dal Sovraintendente Carlo Fuortes alla presenza del sindaco di Firenze Sara Funaro e del Governatore toscano Eugenio Giani. Un teatro moderno, popolare e visti i precedenti, sostenibile dal momento che i conti tornano tutti, debiti non ce ne sono e la programmazione rimane comunque d’eccellenza tra grandi interpreti e scommesse su talenti emergenti che proprio da Firenze spiccheranno il volo verso una fulgida carriera.
Il programma parte il 3 gennaio prossimo sulla colonna sonora di un classico dei capolavori Disney, Fantasia. Poi 10 opere liriche, 24 tra concerti sinfonici e sinfonico corali, 2 balletti, l’attenzione alle giovani generazioni con il ciclo domenicale di concerti matinée per le famiglie. Il cuore è l’87° Festival, che partirà il 13 aprile con Salome di Richard Strauss: regia di Emma Dante e direzione affidata a Alexander Soddy, giovane direttore inglese in grande ascesa, al suo debutto in Italia. A seguire, un’altra perla del XX secolo, che conferma lo spirito pioneristico nell’esplorare fuori dal repertorio tradizionale: Der Junge Lord (1965) di Hans Werner Henze, mai eseguita in Italia in lingua originale: una satira graffiante della società moderna, regia di Daniele Menghini, direzione di Markus Stenz. Poi Aida, in un allestimento di Damiano Michieletto che proviene dall’Opera di Monaco. Sul podio Mehta, che dirigerà anche il Requiem di Verdi cui fa seguito il War Requiem di Britten, dove le forze dell’Orchestra del Maggio si sommano a quelle dell’Orchestra della Toscana dirette da Diego Ceretta.
Antonio Pappano arriva il 10 giugno con la London Symphony Orchestra. Sul podio anche Michele Mariotti e altri giovani e talentuosissimi direttori. Un solo concerto, l’11 maggio, per Daniele Gatti, che conclude l’incarico di direttore principale a dicembre 2024 per poi tornare a Milano alla Scala. «Questa stagione – spiega Fuortes – si svolge senza una direzione artistica. Per individuare una nuova figura all’altezza di un’istituzione così prestigiosa ci vogliono tempo e pazienza». Oltre al Festival, da gennaio a marzo e da settembre a dicembre, in programma ci sono altre 7 produzioni operistiche. Due le riprese: Rigoletto e Bohème; poi I Pescatori di Perle di Bizet, in prestito dall’Opera di Stato di Berlino con la regia di Wim Wenders, direzione di Jérémie Rhorer; Norma di Bellini (in un adattamento che arriva da Salisburgo) e Lucrezia Borgia di Donizetti, per esaltare l’immenso talento di Jessica Pratt. E poi Macbeth di Verdi, con la regia di Mario Martone, le scene di Mimmo Paladino, Soddy di nuovo sul podio, insieme a Le streghe di Macbeth, opera per ragazzi a cura di Manu Lalli. A dicembre un evento unico: la Matthäus Passion di Bach allestita in forma scenica con il grande Kent Nagano, la regia di Romeo Castellucci e la voce di Jan Bostridge. Quanto alla danza ecco Roméo e Juliette di Prokof’ev e Lac, di Bertrand Maillot da Il lago dei cigni di Cajkovskij. Tra i numerosi concerti, il recital di Anna Netrebko a febbraio e il gran finale, il 19 dicembre, con Riccardo Muti che alla guida dell’Orchestra del Maggio commemorerà Vittorio Gui nei 50 anni dalla morte.
“Dopo il commissariamento terminato lo scorso marzo – ha concluso Fuortes – il cammino avviato dal Maggio nella sua gestione ordinaria procede verso un futuro solido e di eccellenza artistica. In cinque mesi, dal mio arrivo, abbiamo lavorato sulla scorsa edizione del Festival, sulla stagione estiva, abbiamo perfezionato la programmazione autunnale che prenderà avvio il 7 settembre e chiuso tutto il cartellone del 2025, mettendo già dei punti importanti per il 2026 e per il 2027. Il Maggio e con ciò intendo tutte le persone che lo compongono, ha reagito concretamente e con forza positiva alle aspre difficoltà del recente passato e si è riaperto alla città, il pubblico ha dimostrato di crederci perché è tornato ad affollare – letteralmente – le sale del Teatro e della Cavea. La stagione 2025 che presentiamo adesso non è né una scommessa né tantomeno una sfida ma rappresenta la consapevolezza più sincera e genuina del ruolo del Maggio che è in grado di raccontare quello che è e quello che sarà”.